La musicologia al servizio di Hitler

La musicologia al servizio di Hitler

Febbraio 22, 2019 0 Di admin

Musica e nazismo

Le riviste musicologiche, invece di limitarsi a produrre informazione culturale, si rivelarono insospettate alleate del NSDAP, il partito nazista del lavoratori. La musicologia fu così al servizio di Hitler. Contribuì infatti a demonizzare ogni forma di modernismo e di intromissione giudaica in ambito musicale. Diffuse perciò i concetti di Entartung, di entartete Kunst ma soprattutto di entartete Musik. La parola serviva a stigmatizzare la degenerazione della musica.

Nei primi mesi del 1933, Goebbels e Hitler si misero all’opera per trasformare l’ufficio della Propaganda in un organo di governo con l’istituzione del Ministero per l’Educazione popolare e la Propaganda. Secondo i disegni di Hitler era della massima importanza perché aveva il compito di sfruttare ogni forma musicale, artistica e intellettuale ai fini dell’indottrinamento delle masse. Avrebbe permesso quell’allineamento culturale che garantiva il buon esito della rivoluzione popolare auspicata dal Führer.


RMK

Goebbels pensava ad un Camera della Cultura gestita direttamente dal Ministero della Propaganda. Il 22 settembre la bozza di legge per l’istituzione della Reichskulturkammer RKK fu sottoposta ai ministri le cui riserve furono messe a tacere da Hitler. La RKK era assai articolata e organizzata in modo gerarchico. Constava di 7 settori principali: belle arti, musica, letteratura, giornalismo, cinema, radio e teatro.

La Reichsmusikkammer RMK aveva vari livelli amministrativi, ciascuno dedicato alla gestione di un particolare ambito. Controllava i compositori, gli esecutori, gli organizzatori di concerti, i gruppi vocali e di musica popolare, gli editori, e persino costruttori di strumenti musicali. Il RKK, la macchina culturale della NSDAP, entrò in funzione il 15 novembre del 1933.


Richard Strauss presidente

A Richard Strauss fu affidata la presidenza della Camera della musica RMK. Il governo nazionalsocialista ottenne il controllo assoluto sugli artisti, sulla vita intellettuale del Reich. Chiunque avesse voluto svolgere un lavoro in ambito musicale era obbligato per legge a iscriversi alla RKK nel settore di pertinenza, pena l’interdizione lavorativa.

Il paragrafo 10 dello Statuto in modo ambiguo e pericoloso recitava che “Lo Stato si riserva la facoltà di negare l’esercizio professionale a quanti mostrassero di non possedere la necessaria affidabilità o attitudine alla pratica di tale attività”.

Si diffuse allora la pratica dei dossier. Tramite dossieraggio ogni lavoratore e ogni artista era sorvegliato e ricattato. Chi non seguiva l’ortodossia politica, ideologica, musicologica poteva essere espulso o incarcerato.


Musicisti solo ariani

La RMK costituiva anche il fondamento legale per allontanare tutti i musicisti non ariani. Nel marzo 1934 il ministro della Propaganda affidò ai dirigenti dei singoli settori il compito di rifiutare ogni richiesta d’iscrizione alle Camere che provenisse da postulanti non ariani o con trascorsi sgraditi al regime.


La musicologia al servizio di Hitler

I musicologi pensarono a coltivare i miti del classicismo viennese. Allargarono il periodo barocco innaturalmente sino a includere Bach. La sua morte segna infatti il limite di un periodo, che in letteratura termina nel 1680, 1690 e in musica finisce con il 1750! Bach era visto al culmine di un periodo musicale che segue direttamente il Rinascimento. Egli sarebbe erede degno e diretto di Palestrina. A lui seguivano i suoi figli e di seguito i musicisti tedeschi della Trinità musicale, Haydn, Mozart e Beethoven. Si ignorarono volutamente i contributi di musicisti stranieri, come cechi, polacchi, italiani, francesi, spagnoli, men che meno di ebrei e compositori di colore.


La grande Germania, nazione della musica

Si dichiarò che la musica strumentale italiana era in decadenza dalla metà del Settecento in poi, ignorando la pratica dei partimenti, e in particolare la scuola musicali di Napoli. La Germania era unica tra le nazioni a detenere il primato nell’arte dei suoni. Alla musica italiana era riconosciuta la musicalità meridionale, mentre la sapienza armonica e contrappuntistica era appannaggio della nazione tedesca.

Alla musica polacca, e a tante altre, non fu riconosciuto neppure il diritto d’esistere. La musicologia al servizio di Hitler causò un danno immenso alla storia della nostra civiltà.


Richard Strauss da giovane, poi presidente della RMK. La musicologia e la musica in generale, tramite questo organismo, erano al servizio diretto di Hitler
Richard Strauss, qui da giovane, sarà presidente della RMK nazista

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Per l’argomento musica e razza vedi l’introduzione.

Per approfondire il tema rimandiamo ai capitoli del libro sulla musica e razza in Mozart la caduta degli dei.

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L'invenzione della musica classica
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La musicologia fu strumento di propaganda nazista? Certo. I musicologi coltivarono i miti germanici. A certa musica non riconobbero il diritto d'esistere. L'Articolo descrive la RMK, che controllava ogni settore musicale.
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