Wagner e il libero pensiero

Wagner e il libero pensiero

Giugno 4, 2019 0 Di admin

La concezione dell’arte di Richard Wagner, che usava lo pseudonimo di Libero pensiero, è strettamente legata al suo antisemitismo. Questo è evidente tanto nelle opere teoriche come in quelle musicali,  É dalle prime che vogliamo cominciare, per distinguere le idee che vi sono contenute e poterle riconoscere così nella musica.

Spogliamoci innanzitutto dai pregiudizi di coloro che hanno divinizzato la figura di Wagner, rendendone quasi impossibile la critica.

Libero pensiero

Wagner ha pubblicato nel 1850 quando aveva 37 anni Il giudaismo in musica. Qui è condensato il pensiero della “maturità” che converge anche nelle sue opere liriche. Wagner non nasconde di solito al pubblico i sentimenti antisemiti, ma almeno in questa prima edizione ha l’accortezza di celarsi dietro lo pseudonimo di Freigedanken (Wagner, Libero Pensiero).  


Wagner, Giudaismo in musica, scritto sotto lo pseudonimo di Libero Pensiero
Wagner, Giudaismo in musica

Secondo Wagner l’ebreo è incapace di qualsiasi passione ed espressione umana, che sono alla base delle opere musicali wagneriane. Gli ebrei non sono capaci di sviluppare l’arte figurativa, per via del divieto imposto loro dalla religione. Ancora più comporre musica! Wagner sostiene che l’ebreo ha fattezze fisiche talmente brutte, ed è così ridicolo, da non poter essere raffigurato con efficacia in arte. Dice che gli ebrei sono incapaci di parlare in tedesco, e perciò non sapranno mai cantare se distorcono in modo tanto osceno la pronuncia. Non creeranno nulla di valido neppure in letteratura, visto che sono solo capaci di imitare quello che fanno i tedeschi, scopiazzando una lingua perfetta che non gli appartiene.

“L’ebreo ha la possibilità solo di ripetere e imitare, ma non può veramente parlare, né scrivere poesie né tantomeno creare opere liriche”. (Wagner, Giudaismo in musica)


È la solita invenzione della lingua gracchiante, che avrà un periodo di fortuna in epoca nazista. Con una tale lingua nasale sarebbe impossibile, sostiene Wagner, creare musica degna di questo nome, perché gli ebrei non possiedono naturalmente suoni adeguati, e una letteratura originale. Wagner né è convinto e lo spiega per filo e per segno nel  suo Giudaismo in musica. L’abominevole teoria dipinge l’ebreo incapace nel canto perché abituato a suoni striduli e gutturali.

“Quando sentiamo parlare un ebreo siamo colpiti inconsciamente dal fatto che il suo discorso sia privo di qualsiasi espressione puramente umana”. (Wagner, Giudaismo in musica)


Emil Nolde: natura mosrta con maschere, l'aberrazione di Wagner, Libero pensiero
Emil Nolde: natura mosrta con maschere

Simili concetti saranno ripresi da Hitler nel Mein kampf,: per il nazista l’ebreo non possiede del germanesimo che l’abilità di scimmiottare in modo orrendo la lingua dei tedeschi. La razza secondo Hitler non consiste nella lingua ma nel sangue, e il sangue degli ebrei è impuro. Per razzisti purosangue come Hitler e Wagner, l’ebreo potrà insomma parlare mille lingue ma resterà pur sempre un ebreo. E se un giorno gli venisse anche in mente di comporre musica, finirebbe per infettare il mondo puro dell’arte universale teutonica per colpa di melodie mediocri e sgraziate.
Wagner sostiene che la qualità umana, essenziale per la buona musica, è del tutto assente nei compositori ebrei. Nella sua visione malata, ci potrà essere sì qualche musicista ebreo più dotato degli altri, ma non sarà mai un vero artista. Non riuscirebbe a esprimere i sentimenti più autentici per una sua incapacità quasi innata.

Hitler ancora una volta riprenderà queste idee nel Mein Kampf, pontificando che un’arte ebraica non è mai esistita e che l’ebraismo non ha mai prodotto nulla di originale sia in musica che in architettura.

Conclusioni

Per Wagner, Libero pensiero, come per Hitler le razze geniali sono altre da quelle ebree, ma su tutte a dominare è quella tedesca.

Luca Bianchini

“In Italia la musicologia è una disciplina recente e soffre della sudditanza con i Paesi tedeschi nei quali è nata”.
Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart La Caduta degli Dei

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Wagner ha pubblicato nel 1850 quando aveva 37 anni Il giudaismo in musica. Qui è condensato il pensiero della “maturità” che converge anche nelle sue opere liriche. Wagner non nasconde di solito al pubblico i sentimenti antisemiti,
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